di Il Ponte sullo Stretto di Messina non è solo un collegamento tra Sicilia e Calabria: è un’opera ingegneristica che si misura con alcune delle forze naturali più potenti del Mediterraneo. Immaginate di costruire un’opera lunga 3,3 km in un solo arco sospeso — più di qualsiasi altro ponte al mondo — proprio sopra una delle aree marine più complesse e ventose d’Europa.
Il Ponte sullo Stretto di Messina, una struttura da record
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Lunghezza campata unica: 3.300 metri
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Altezza torri: 399 metri (più alte della Torre Eiffel)
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Larghezza impalcato: circa 60 metri, con 6 corsie stradali e 2 binari ferroviari
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Altezza dal mare: circa 70 metri per far passare anche le grandi navi
Per dare un’idea: se il ponte fosse posato in verticale, supererebbe la vetta del Monte Bianco!
La sfida del vento
Nello Stretto soffiano venti forti e irregolari, con raffiche che arrivano fino a 108 km/h in condizioni estreme. Il progetto, però, è stato studiato per resistere a venti fino a 270 km/h — più di quelli di un uragano di categoria 5.
Per ottenere questo risultato, l’impalcato è stato disegnato come un’ala d’aereo rovesciata, così da “tagliare” il vento e ridurre le vibrazioni.
Le correnti marine
Sotto il ponte scorre un mare “in corsa”: le correnti di marea possono superare i 10 km/h, spostando enormi masse d’acqua. È come avere un fiume gigantesco che si muove due volte al giorno in direzioni opposte.
Per evitare che queste correnti mettano a rischio la struttura, i piloni principali non saranno in acqua, ma ancorati sulla terraferma.
Terremoti e tsunami
La zona dello Stretto è tra le più sismiche d’Italia. Nel 1908, un terremoto di magnitudo 7,1 devastò Messina e Reggio Calabria.
Il ponte sarà costruito per resistere a eventi dello stesso livello, rimanendo in “campo elastico” — cioè capace di oscillare senza rompersi.
Gli studi hanno considerato anche il rischio tsunami, con simulazioni di onde causate sia da terremoti sia da vulcani sottomarini come il Marsili.
Un gigante che deve convivere con la natura
Il Ponte sullo Stretto di Messina non sarà solo una meraviglia tecnologica, ma un’opera che dovrà “dialogare” ogni giorno con vento, mare e terra in movimento.
Costruirlo significa non solo unire due sponde, ma dimostrare che l’ingegneria può affrontare e vincere sfide che sembrano impossibili.
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