Il “Bloop”: il suono mostruoso registrato nell’Oceano

Estate 1997, Pacifico del Sud. Alcuni idrofoni captano un boato lentissimo, profondo, che “sale” di tono in meno di un minuto. È così potente da essere registrato a oltre 5.000 km di distanza. Lo battezzano Bloop. Per anni si fantastica: balene colossali? Calamari giganti? Sottomarini segreti? Qualcosa di lovecraftiano? La scienza, alla fine, ha dato una risposta… sorprendente e molto terrestre.
Cos’era davvero il Bloop

Oggi sappiamo che il Bloop non era una creatura marina. Era il suono di un’icequake: il crack, la frattura e lo sfregamento di grandi masse di ghiaccio antartico (iceberg o bordi di piattaforme) che generano onde acustiche a bassissima frequenza capaci di viaggiare per migliaia di chilometri nel canale sonoro oceanico. È la stessa firma acustica che NOAA ha osservato in molte altre “icequakes” nel Sud Atlantico e attorno all’Antartide.
Perché sembrava “vivo”?
Perché i file che girano online sono spesso accelerati ~16× per portarli nella banda udibile umana: così la curva che “sale” di frequenza ricorda un verso animale. In tempo reale, però, il profilo è più simile a un “tuono” sottomarino.
Come fu registrato e dove

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Chi lo sentì: la rete di idrofoni NOAA (Equatorial Pacific Ocean autonomous hydrophone array), nata per monitorare sismi, ghiacci e fauna marina.
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Dove lo triangolarono: un punto remoto del Pacifico meridionale, grosso modo a ovest dell’estrema punta del Sud America (intorno a ~50°S, 100°W).
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Perché fece il giro del mondo: l’acqua trasporta benissimo le basse frequenze; nel canale sonoro (SOFAR) possono propagarsi a lunghissime distanze con attenuazione minima.
Dal mito alla diagnosi: l’indagine NOAA

Per qualche anno, complice la scarsità di dati pubblici, circolarono ipotesi “biologiche”. Dal 2012 in poi, confrontando spettrogrammi e tracciando icequakes reali (perfino seguendo la disintegrazione dell’iceberg A53a vicino all’Isola di South Georgia nel 2008), NOAA ha concluso che la forma d’onda del Bloop coincide con quella delle fratture del ghiaccio.
Una volta inquadrata la firma acustica, il “mistero” si è sgonfiato: per NOAA, la quasi totalità dei suoni oceanici rientra in cinque grandi famiglie — geofisici (vulcani/terremoti), meteo (onde/vento), antropici (navi/airgun), ghiaccio (sea ice/iceberg), biologici (cetacei/pesci). Il Bloop è finito al posto giusto: ghiaccio.
Perché il Bloop ha acceso l’immaginazione
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Psicoacustica: accelerando il file, il cervello “riconosce” un verso e lo antropomorfizza.
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Geografia narrativa: la sorgente stimata cade non lontano dal punto in cui H. P. Lovecraft colloca la città sommersa di R’lyeh: il resto l’ha fatto Internet.
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Fame di abissi: conosciamo ancora pochissimo degli oceani profondi: terreno perfetto per storie, documentari e… bufale.
Cosa ci insegna (davvero) il Bloop sul mare di oggi
- Il ghiaccio “parla”. Il distacco di un iceberg, lo sfregamento sul fondo o tra lastre genera spettri larghi e salite di frequenza molto caratteristiche. Questo permette di tracciare gli iceberg a orecchio, utile anche per la sicurezza della navigazione nelle alte latitudini.
- L’oceano è un’antenna gigantesca. Le low frequency attraversano bacini interi: con poche stazioni si può “ascoltare” un emisfero.
- Clima e acustica sono collegati. In un mondo che si scalda, i cicli di frattura e fusione del ghiaccio cambiano; anche la statistica dei suoni di origine criogenica potrebbe risentirne. (NOAA, nel suo fact, richiama esplicitamente l’aumento degli icequake con il ritiro glaciale).
FAQ
Il Bloop è stato il suono sottomarino più forte mai registrato?
È uno dei più celebri e di ampia portata, udibile su idrofoni distanti >5.000 km. In generale, eruzioni vulcaniche sottomarine, frane e grandi icequakes possono competere come energia acustica alle bassissime frequenze.
Potrebbe essere stato un animale gigantesco sconosciuto?
La firma spettrale e la propagazione combaciano meglio con un fenomeno criogenico che con vocalizzazioni biologiche note. NOAA considera l’ipotesi animale non necessaria.
Dove, con esattezza, è nato il Bloop?
La triangolazione lo colloca in un’area ampia del Pacifico meridionale, intorno a 50°S, 100°W. Non un “punto”, ma una regione coerente con movimenti di ghiaccio antartico.
Perché chi ama il mare deve conoscere il Bloop?
Perché il Bloop è il manuale perfetto di educazione all’ascolto del mare: insegna a diffidare del sensazionalismo, a guardare (e ascoltare) i dati, a capire che il mare comunica — con il vento, con le onde, con il ghiaccio. E ci ricorda che la scienza rovina le leggende… ma costruisce storie migliori, perché vere.
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