Sandokan il pirata è esistito davvero? La vera storia dietro la Tigre della Malesia
Sandokan è esistito davvero? Scopriamolo insieme
La domanda torna ciclicamente ogni volta che Sandokan il pirata, il celebre personaggio di Emilio Salgari riappare sullo schermo, come in occasione della nuova serie televisiva dedicata alla Tigre della Malesia.
Ma dietro la leggenda dell’eroe ribelle che sfida gli inglesi nel cuore del Borneo, c’è un fondamento storico sorprendentemente reale.
E non si tratta di un singolo uomo, bensì di un intero mondo marittimo che popolava le acque della Malesia nell’Ottocento.
Sandokan, un mito salgariano nato dai mari d’Oriente
Sandokan nasce dalla penna di Emilio Salgari, autore veronese appassionato di avventure esotiche e di mare.
Il personaggio appare per la prima volta nel romanzo Le Tigri di Mompracem (1895), e da subito incarna il prototipo del pirata gentiluomo: coraggioso, leale, fiero e nemico dei colonizzatori britannici.
Ma Salgari non inventa tutto dal nulla.
Pur non essendo mai stato in Asia, l’autore si ispira a cronache autentiche dell’epoca coloniale, come quelle del rajah bianco James Brooke, avventuriero inglese che nel 1841 divenne governatore di una parte del Borneo e combatté duramente contro la pirateria locale.
Il contesto storico: il Borneo nell’Ottocento
A metà del XIX secolo, il Borneo e l’Arcipelago Malese erano una zona di frontiera marittima.
Le potenze europee – soprattutto Gran Bretagna e Olanda – cercavano di imporre il proprio dominio su rotte commerciali strategiche, mentre le popolazioni costiere locali vivevano di commercio, navigazione e incursioni via mare.
In quelle acque navigavano i cosiddetti “pirati malesi”, ma oggi gli storici preferiscono chiamarli raider marittimi.
Non erano criminali nel senso moderno del termine, bensì popoli del mare – come gli Iranun, i Suluk (Balangingi) e i Melayu – che praticavano spedizioni stagionali, spesso con scopi di difesa, ritorsione o sostentamento economico.
Dai “pirati malesi” ai “raider del mare”
Il termine “pirata malese” nacque nei rapporti britannici dell’epoca, dove serviva a giustificare le spedizioni di conquista.
Ma gli studi moderni, come quelli dello storico James F. Warren (The Sulu Zone), mostrano una realtà molto diversa:
questi “pirati” erano in realtà navigatori esperti, organizzati in flotte leggere di prahu e lanong, capaci di coprire grandi distanze, commerciare e, se necessario, combattere.
Le loro incursioni – o “raids” – erano azioni marittime codificate, parte integrante dell’economia locale.
E, proprio come Sandokan, molti di loro vedevano negli inglesi un invasore straniero da respingere.
Le imbarcazioni di Sandokan il pirata e dei veri raider
Nei romanzi di Salgari compaiono spesso nomi come praho o giunca, termini reali che descrivono imbarcazioni tipiche del Sud-Est asiatico:
- Prahu (o perahu): lunga, leggera e velocissima, spinta da vela triangolare o da remi. Perfetta per agguati e fughe improvvise tra le isole.
- Lanong: nave da guerra slanciata, con decine di rematori e vele a tanja, armata di piccoli cannoni.
- Garay: imbarcazione versatile usata per commercio o razzie, spesso con due alberi e vele inclinate.
Sono le stesse navi che Salgari fa solcare a Sandokan e ai suoi uomini nel mare di Mompracem, un’isola immaginaria ma geograficamente ispirata all’area tra il Borneo e il Mare di Sulu.
Sandokan, tra mito e realtà
Dunque, Sandokan non è mai esistito come persona reale, ma la sua figura è una fusione romanzesca di diversi elementi storici:
- Le imprese dei raider malesi,
- La resistenza contro la colonizzazione europea,
- E il fascino esotico del mare d’Oriente raccontato dalle cronache britanniche.
La Tigre della Malesia diventa così il simbolo del ribelle del mare, il “pirata” che in realtà difende la propria libertà e la propria identità.
Proprio come i veri uomini di mare del Borneo ottocentesco.
Conclusione: la leggenda continua
Forse Sandokan non è mai nato a Mompracem, ma il suo spirito sì.
È quello di chi sfida la tempesta, di chi non si piega al potere e naviga per scelta, non per ordine.
E in questo senso, la sua storia è ancora viva: nel mito, nella cultura popolare, e nel mare che continua a raccontare storie di libertà e coraggio.
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